- Prosa28 Febbraio 2026ore 21:00
Mistero Buffo
Di Dario Fo e Franca Rame
- Con Matthias Martelli
 - Regia di Eugenio Allegri
 - Teatro Stabile di Torino
 
Mistero Buffo è considerato il capolavoro di Dario Fo. Matthias Martelli, con il patrocinio della Fondazione Fo, fa rivivere quest’opera straordinaria grazie alla regia dell’indimenticato Eugenio Allegri.
Come lo era Dario, Matthias è solo in scena, senza trucchi, con l’intento di coinvolgere il pubblico nell’azione drammatica, passando in un lampo dal lazzo comico alla poesia, fino alla tragedia umana e sociale.
Un linguaggio e un’interpretazione nuovi e originali, nel segno della tradizione di un genere usato dai giullari medievali per capovolgere l’ideologia trionfante del tempo dimostrandone l’infondatezza.
Oltre 200 repliche all’attivo in Italia e nel mondo, da Roma a Londra, da Milano a Bruxelles, passando per Zurigo, Nizza, Monaco di Baviera e Los Angeles.
Racconta Matthias Martelli: «Ho visto Mistero buffo per la prima volta a dieci anni in videocassetta e sono rimasto stupito da questo attore per tre motivi sostanzialmente: innanzitutto è da solo in scena, non ha niente e però si trasforma in tanti personaggi diversi e porta in mondi diversi, quindi fa esplodere l’immaginazione; poi, fa tutto questo provocando la risata, lo sghignazzo, tramite il quale lo spettatore viene proprio portato dentro lo spettacolo, viene coinvolto; infine, trasmette contenuti satirici».
La risata come strumento di visione critica della realtà è forse la caratteristica principale della produzione di Dario Fo e Franca Rame e sicuramente nel loro caso più che in altri il verbo recitare è davvero sinonimo di giocare, come del resto accade in diverse lingue straniere, in cui la medesima parola ha entrambi i significati.
In fondo, questo aspetto dissacratorio è ciò che emerge persino nella motivazione con cui il 9 ottobre 1997 fu assegnato a Fo il Premio Nobel per la Letteratura: «Perché, seguendo la tradizione dei giullari medioevali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi».

 
